I migliori 5 dischi della No Limit Records

La No Limit Records è una delle etichette discografiche più importanti della storia dell’hip hop. Con il suo iconico stile di cover, e il suo unico panorama sonoro, tra le sue pubblicazioni nella seconda metà degli anni ’90 vanta dei veri e propri capolavori, segnando un momento ben preciso in cui da etichetta indipendente, ha dominato l’intero panorama rap americano.

Oggi ripercorreremo la storia della label, per poi elencare le sue migliori 5 uscite.

L’incredibile successo della No Limit Records

Fondata nel 1991 dal celebre rapper di New Orleans Master P, segna il carattere più incisivo del rap del sud degli Stati Uniti, assieme alla Cash Money Records.

L’etichetta indipendente fu concepita da Master P in California, per poi essere catapultata nelle sue strade di provenienza nel 1995, i projects di New Orleans: quartieri poveri, emarginati, tribolati dal crimine.

Gli artisti arruolati venivano perlopiù direttamente pescati dai projects di New Orleans, e la loro appartenenza alla casa discografica era vissuta come un vero e proprio arruolamento. Il logo della label (un diamantato carro armato d’oro) lo suggerisce.

Lo stesso pubblico viveva nei dischi della No Limit Records una rappresentazione della loro vita quotidiana. La connessione tra ascoltatori ed artisti era forte a tal punto che il successo della casa discografica veniva vissuto come un successo per i quartieri stessi e ciò è stato alla base della sua storica ascesa.

L’etichetta marca una delle indipendenze discografiche più importanti di sempre, avendo una notevole prolificità di uscite: solo dal 1997 al 2000 ha pubblicato ben 51 album. In seguito Master P ha ampliato il suo impero vendendo film, scarpe da ginnastica, vestiti e giocattoli, arrivando addirittura ad aprire un’agenzia di gestione sportiva che toccò contratti con NBA e WCW. Tuttavia il fulcro dell’impresa di Master P è sempre stata la musica.

Grazie ad artisti come Snoop Dogg, C-Murder, Mystikal, Silkk The Shocker e lo stesso Master P, l’etichetta è stata in grado di vendere oltre 80 milioni di dischi in tutto il mondo, e grazie al suo colossale accordo di distribuzione con la major label Priority Records, P ha mantenuto il 75% dei profitti per ogni album venduto. Ciò gli ha portato un guadagno di oltre 350 milioni di dollari (160 milioni solo nel 1998).

Difatti gli album della No Limit generavano talmente tanti soldi che Master P non ha mai avuto l’esigenza di fare un tour, che è il modo in cui la maggior parte degli artisti oggi guadagna i propri soldi. Questi soldi non venivano investiti nemmeno in pubblicità. Le vendite non erano coltivate da passaggi radiofonici, videoclip in rotazione televisiva, o qualsiasi altro tipo di promozione massificata. Nel Sud degli Stati Uniti, la gente di strada era incredibilmente connessa al rap di strada della loro zona: il target era incredibilmente fedele al marchio. Gli artisti della No Limit non avevano alcuna promozione oltre ad annunci su riviste e auto-pubblicità dell’etichetta nei booklet dei CD che stampava.

Tuttavia all’inizio degli anni 2000 iniziò un declino per la label che la portò a spegnersi sempre di più negli anni a venire: gli artisti cardine la abbandonarono, il contratto di distribuzione con Priority finì, e lo sostituirono con uno nuovo assieme alla Universal dove le vendite non rientrarono nelle spese.

Tuttavia ancora oggi l’influenza che l’etichetta ebbe nella cultura hip hop non viene assolutamente a mancare. Basta guardare la cover del disco collaborativo di 21 SavageMetro Boomin che riprende la loro iconica estetica, oppure ascoltare i fortunati omonimi singoli-dedica, tra cui quello di Usher e Young Thug, oppure quello di G-Eazy, A$AP Rocky, Cardi B, French Montana, Juicy J e Belly.

Andiamo a vedere ora i 5 migliori dischi pubblicati dalla No Limit Records nel corso del suo periodo di picco.

C-Murder – Bossalinie

Fratello di Master P, C-Murder si nomina come colui che “ha visto l’omicidio” coi suoi occhi. Il suo talento al microfono trova spazio nell’etichetta, ed uno dei primi episodi a dimostrarlo è il suo verso in Christmas in da Ghetto contenuto nel disco di natale della No Limit West Coast Bad Boyz: High Fo Xmas uscito nel 1994. Tuttavia a seguito di un inizio carriera che lo porta ad essere punta di diamante del Southern rap, nel 2002 viene condannato ad una vita in prigione per aver ucciso con un’arma da fuoco il sedicenne Steve Thomas all’esterno di un nightclub della Louisiana. Tutt’oggi si dichiara innocente, e continua la sua battaglia venendo supportato da figure pubbliche come Kim Kardashian.

Tre anni precedenti al suo arresto, nel 1999, pubblicò il suo secondo disco Bossalinie, un originale capolavoro. Nella cover si presenta indossando uno smoking nero a righe, una bombetta, lo scintillante chain della No Limit, anelli e orologi d’oro tempestati di diamanti, un’occhiale ovale a lenti scure, ed in mano un sigaro. Coronato da skit, intro e outro che danno un panorama cinematografico al disco, il sound è notevolmente diversificato nelle sue 28 tracce. A livello lirico il disco vede il rapper affrontare in full-immersion il macrotema della vita di strada in tutte le sue sfaccettature, dipingendo in una marcata atmosfera gangsta-introspettiva, lo struggle nell’imbucare la strada giusta nella vita. C-Murder affronta l’amarezza dell’essere intrappolati nella vita criminale in brani come la contemplativa Like a Jungle. Il mafieggiante duetto con Master P, Livin’ Legend, col beat che contiene un campionamento di Beethoven, sottolinea la divergenza tra il lifestyle criminale che vivono e le loro aspirazioni nella vita. La difficoltà nell’infanzia di chi cresce nei quartieri poveri è trattata in brani come Ghetto Boy e la drammatica I Remember. La morte del fratello è ricordata in vari brani, ed evidenziata nel brano Lord Help Us. Langoscia del fare la cosa sbagliata alla “Carlito’s Way” è trattata nella soft Street Keep Callin’. Il beat di Don’t Wanna Be Alone, l’esercizio di flow con Snoop Dogg in Gangsta Walk, e la profondissima unione di conscious e gospel in Freedom sono alcuni degli apici musicali del disco. Nella scura Nasty Bitch c’è invece uno storytelling pieno d’odio sull’infedeltà femminile, sopra una strumentale a tutti gli effetti trap (si, trap nel 1999). Ghetto Millionaire e Ride On Dem Bustas sono esaltazioni iper-malandrine dei soldi da lui guadagnati con la vita da gangster. Infine celebrazioni su come il rap e la No Limit Records lo abbiano reso una ‘star del ghetto’, sono presenti nelle strabilianti collaborazioni con Daz Dillinger Murder and Daz e Soulja Slim in Closin’ Shop Down.

Record labels try to sign for many years in fact / Want a life time commitment, get you hooked like crack / Independent, black owned, you can keep your deal / I remain with No Limit cause the tank be real

Il disco è profondo, fortemente di strada, e profetico sulla maledizione della vita criminale che non abbandonò l’artista nonostante il suo successo e volontà di cambiare, rovinandogli la vita. Segna in modo reale, e allo stesso tempo cinematografico, un rimarco culturale delle periferie povere dell’America nera, affermandosi come documento rappresentante tanta gente in un determinato periodo storico. Nonostante stiamo parlando di un album disco di platino, non gode di certo la fama di classici come All Eyez on Me di 2Pac, o The Chronic di Dr. Dre, ma ciò non toglie a Bossalinie il credito di essere uno dei dischi rap migliori di sempre, nonché la migliore uscita di No Limit.

Snoop Dogg – No Limit Top Dogg

Dopo la morte di Tupac e Biggie il clima era particolarmente teso nel panorama hip hop. Che Snoop Dogg potesse ritenersi al sicuro continuando a fare affari con Suge Knight, restando sotto la Death Row Records (di cui oggi è proprietario) era alquanto dubbio. Problemi di gestione del business nella Death Row e diverbi animati tra Snoop e Suge finirono all’occhio pubblico, e il genio imprenditoriale di Master P non se lo fece scappare. A seguito di una condanna al carcere per Suge Knight nel 1997, a Snoop capitò di collaborare con Mystikal (rapper ai tempi nella No Limit) per il disco di quest’ultimo, in un pezzo intitolato Gangstas, e chiese a Master P “solamente” 35.000 dollari per il featuring. Master P gliene diede 350.000. In seguito Master P chiese a Snoop quali erano i suoi progetti futuri, e lui rispose “fare un album intitolato Fuck Death Row“. Master P lo convinse a non farlo e ad entrare nella sua squadra. In seguito il capo della No Limit si presenta nel carcere dove Suge Knight era detenuto, e contratta per avere Snoop sotto la sua ala.

Nel 1998 Snoop Dogg firma per la No Limit Records, con Master P che afferma alle telecamere dei giornalisti:

Snoop Dogg è universale, quindi può adattarsi a qualsiasi campo, specialmente a un campo che sa come fare con le proprie mani la propria roba.

E fu così che nel 1998 uscì Da Game Is to Be Sold, Not to Be Toldil terzo album di Snoop Dogg, sotto la No Limit. Si tratta del primo album di Snoop Dogg a non avere collaborazioni con artisti quali Dr. Dre, Nate Dogg e Warren G. Soprattutto è il suo primo album ad essere pubblicato come “Snoop Dogg” e non “Snoop Doggy Dogg”, ciò dovuto ad una leggera modifica al suo nome d’arte per motivi contrattuali. La cover vede Snoop Dogg nella completa estetica della sua nuova label, e anche a livello musicale c’è un notevole switch dal classico g-funk dei precedenti dischi Doggysyle e Tha Doggfather, al sound Southern della No Limit, come suggerito dai brani Woof! e Ain’t Nut’in Personal. Sebbene si tratti di materiale di buona fattura, il pubblico non è convinto di questo dirompente cambio di stile del rapper, e la risposta al disco è ambivalente. Snoop torna in studio, e l’anno successivo fa il disco di cui stiamo parlando, No Limit Top Dogg.

No Limit Top Dogg vede, già dalla cover raffigurante il rapper in macchina con tre cani, un ritorno di Snoop verso il suo iconico sound classico. Collaborazioni con artisti West Coast tornano, e torna anche qualche produzione di Dr. Dre, tra cui la ben riuscita Buck ‘Em, e la massacrante Bitch Please con Xzibit e Nate Dogg, un brano diventato semi-classico che venne poi ripreso da Eminem. Le produzioni e la musicalità del disco sono il suo punto di forza, la spettacolare Don’t Tell lo dimostra, con i testi che entrano visibilmente in secondo piano. La super aggressiva Down 4 My N*ggas col già citato C-Murder, e Magic è il momento più hardcore dell’intera carriera di Snoop, dove su un super-martellante beat C-Murder entra con incredibile aggressività, ma non a livello di Magic, che offre un cattivissimo verso con tanto di spari di una mitragliatrice. L’intero brano ritrae l’allora situazione nel rap game di Snoop Dogg tra Death Row e No Limit Records, ossia:

Fuck them other n*ggas, ’cause I’m down for my n*ggas

Il livello del disco è decisamente alto, e tra la ricchissima discografia di Snoop Dogg, si tratta di uno dei progetti più brillanti.

Mercedes – Rear End

La sessualizzazione nell’hip hop è sempre stato un fattore ben presente: la presenza massiccia di ragazze semi (o a volte completamente) nude nei videoclip, l’oggettificazione delle donne nelle liriche, l’immaginario offerto dalle stesse rapper donne durante gli anni (Lil’ Kim, Nicki Minaj, ecc.). Se per i precedenti due album vi ho descritto la cover a parole, per questo disco vi chiedo di cercare voi stessi la cover su Google per capire meglio di cosa stiamo parlando… 

Nel rap del sud degli Stati Uniti questa estrema sessualizzazione delle donne è maggiore a qualsiasi altro movimento hip hop mondiale. Una delle più grandi hit bounce (sottogenere del rap del sud degli Stati Uniti) è infatti Monkey On Tha Dick di Magnolia Shorty, brano che fa sembrare la scandalistica Wap di Cardi B un pezzo del tutto regolare.

Rear End, uscito nel 1999, è l’unico disco della cantante R&B e rapper Mercedes, ed è rimasto nella memoria di svariati fanatici hip hop proprio per la sua cover, ma al di fuori di essa ci si trova di fronte ad un album alquanto singolare. Il nome d’arte dell’artista è Mercedes, ed il titolo, Rear End, tradotto significa l’estremità posteriore di una macchina, facendo così un chiaro riferimento a quello che potete vedere nella cover. Come suggerisce la traccia d’apertura e singolo portante It’s Your Thing, con Master P, musicalmente presenta una cantante R&B del ghetto affrontare temi sessuali, in chiave esplicita, e amorosi. Il disco è condito da svariatissime apparizioni dei rapper della No Limit, che perlopiù si mettono nel ruolo di interlocutori di Mercedes. Le produzioni uniscono i suoni dolci dell’R&B femminile alla dura 808 e atmosfera gangster tipica dei dischi della No Limit Records, ne sono esemplari Pussy e I Need A Thug. Mercedes offre anche delle splendide rappate nel disco, come in Do You Wanna Ride e Camouflage. Canzoni incentrate attorno a questioni romantiche come Free Game e My Love sono alcuni tra i momenti più riusciti di Rear End. Le skit e l’outro sono composte da conversazioni sessuali spinte (molto spinte), ad eccezione di Stop Playing On My Phone dove c’è un litigio minaccioso tra due donne, e Chillin’ dove due donne parlano e fumano erba.

Nonostante il disco sia stata l’unica uscita di Mercedes, grazie alla sua esplicitezza e attitudine di strada, si qualifica come uno dei dischi più iconici dell’hip hop femminile.

Master P – Ice Cream Man

Eccoci arrivati al capo della label nei panni da rapper. Il sesto disco di Master P, Ghetto D, è stato il suo disco più acclamato dal pubblico hip hop, venendo certificato come classico, contenendo gemme come Pass Me Da Green e Make Em Say Ugh!. Il settimo disco di P, MP da Last Don, si affermò come il disco più venduto della No Limit Records, nonché uno degli album rap più venduti di sempre. Ma nessuno dei due dischi sarebbe mai esistito se non fosse stato per il successo di Ice Cream Man, il quinto disco di Master P: l’album che lo rese una star.

Uscito nel 1996, l’album segna il momento di svolta verso il successo per Master P. Questo è il disco che lo ha trainato verso il costruire l’impero della No Limit Records. Nella cover alquanto low-buget, P è fedele al concept del disco, essendo vestito completamente in bianco, seduto su una macchina bianca con cerchioni dorati. Le produzioni sono egregie, splendenti, uniscono la musicalità della West Coast col rap del sud, dando al disco un sound unico e definito. La traccia che dà nome al disco, Mr. Ice Cream Man, mette le cose in chiaro all’inizio del disco:

Before you jump in the game / Let’s get one thing understood / If you’re sellin’ an ice cream / You got to make sure it’s good

Essendo uno spacciatore di cocaina, si paragona all’uomo del carrello dei gelati, che col suo arrivo in quartiere rende tutti contenti, affermando che “se vendi un gelato, devi assicurarti che sia buono”, per poi seguire col titolo del brano esageratamente cantato. La produzione, il concept, l’intro, il ritornello, il bridge, i versi, è tutto bilanciato e perfettamente eseguito, per uno dei brani migliori del rap anni ’90. Nel disco è massiccia la presenza dei classici synth West Coast, indicando l’influenza sonora ricevuta dall’MC durante la sua permanenza in California, e i testi rivoltano attorno al tema cardine dello spaccio. Svariati sono i ritornelli R&B dove i cantanti eseguono super-sentimentalmente slogan gangster, per un contrasto tanto ben eseguito quanto bislacco e riuscito. Break ‘Em Off Somethin’ segna un’importante collaborazione tra due pesi massimi del rap del sud degli Stati Uniti, P e gli UGK. Sellin’ Ice Cream , 1/2 On A Bag Of Dank, sono altri pinnacoli del disco. Il tratto ironico, tipico della musica dell’MC, spunta in tracce come Playa From Around The Way (anticipata dalla spettacolare skit Commercial). Le metriche e il flow scorrono, e le liriche restano crude tra tutto ciò:

Put you in a motherf*cking 6 inch slanger / Lay you down, drop you to your knees, you want some cheese / Break me off some ends before I make your ass bleed

Master P in Ice Cream Man ha fatto un signor lavoro nel rendere accattivanti i contrasti tra produzioni così vivaci e liriche così aggressive, ritornelli dall’animo sentimentale con parole da criminale, amalgamandoli alla perfezione, dando al disco questo tono allo stesso tempo gangster, burlesco, hardcore, atmosferico, e gagliardo. Lodevole anche l’unione bilanciata dei suoni soleggianti della California con le batterie ritmiche della Louisiana. Ice Cream Man a livello qualitativo non ha vincitori nella discografia di Master P, ed essendo l’inizio del successo dell’etichetta, è di diritto una delle uscite più importanti per la No Limit Records.

Master P – Ghetto D

Se Ice Cream Man a livello qualitativo non ha vincitori nella discografia di Master P, ha un ottimo sfidante. MP da Last Don è il maggior successo del rapper, scandisce la personalità dell’MC con la massima definizione, per un disco di alto stampo, che però è innecessariamente lunghissimo. Ghetto Dinvece, col suo sound cupo, mafioso e prettamente Southern, si è aggiudicato col tempo il nominativo di “classico“. Sebbene rapper come Silkk the Shocker, Magic, Soulja Slim, Young Bleed e altri hanno dimostrato il loro talento al microfono svariate volte durante la saga di dischi uscita nell’etichetta, scandendo il sound prettamente Southern della No Limit con dei discreti album, nessuno di loro è riuscito a far tremare il panorama rap con uscite del livello di Ghetto D come il creatore del loro mondo.

Il titolo sta a significare Ghetto Dope, e la sua azzardata copertina originale suscitò polemiche immediate. L’artwork dell’album mostrava un tossico di crack, seduto su un marciapiede, fumarsi una pipa di crack. I fumi della pipa nella cover si trasformavano in un collage di copertine degli album della No Limit. La risposta dei rivenditori ad un prodotto del genere portò Master P a saggiamente ritirare e ristampare in modo immediato il disco con una nuova copertina molto meno provocatoria e più semplice.

Ghetto D, pubblicato un anno dopo Ice Cream Man, ha un tono decisamente più scuro e hardcore del precedente, essendo strutturato musicalmente da disco formalista per il rap del sud degli Stati Uniti. La vena bislacca di Master P, non scompare, sebbene non sia incalzante come nel precedente disco, o meglio elaborata come nel successivo. Insomma, I Miss My Homies inizia con una dedica profonda e sentita, e seguono le seguenti parole cantate in soul:

Sitting in the ghetto thinkin’ ’bout all my homies passed away

E proprio in quel momento irrompe Master P urlando il suo ad-lib “uuuugh” nella peggiore delle maniere. È materiale comico, ma il problema è che non lo dovrebbe essere. Ma tralasciando questa perla, ci si trova davanti a delle vere e proprie sassate. A rendere il disco una delle uscite più importanti della No Limit è la sua pesantezza di contenuto, costruito da liriche toste su beat duri. L’omonima traccia Ghetto D su come produrre e spacciare il crack è semplicemente massacrante. La base spinge, C-Murder apre il pezzo con delivery e flow perfetto, Silkk The Shocker e Master P continuano con eccellenza il manuale allo spaccio, per uno dei brani più incisivi del disco. La produzione resta impeccabilmente Southern in tracce come Let’s Get ‘Em, ed il contenuto resta spinto quasi sempre. Weed & Money e Pass Me Da Green giocano con successo parlando di marijuana in ritornelli ripetitivi, con la differenza che quest’ultima è uno dei brani più hardcore e meglio riusciti dell’intera discografia di P. L’atmosfera mafiosa, che ha reso l’iconografia del disco tanto celebre da essere citata anche da Fabri Fibra in Mr. Simpatia, è esemplificata in canzoni come Pass Me Da Green e We Riders. Una traccia riflessiva decisamente più riuscita della bizzarra I Miss My Homies è Only Time Will Tell, dove il rapper riflettendo sui suoi errori e crimini professa:

Only time will tell n*gga / when we die go to heaven or hell n*gga

Ghetto D è uno dei maggiori blockbuster della No Limit Records, nonché il disco che ha messo l’etichetta sulla mappa del rap mondiale, amplificandone al massimo il successo. Il colosso costruito da Master P resterà per sempre nella storia dell’hip hop, e non solo grazie al talento degli artisti reclutati o allo spiccato spirito imprenditoriale del rapper, ma anche grazie ai suoi stessi dischi.

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