L’ANALISI/ Dito puntato sui ritardi pandemici. E se fosse questo il piano di regia? (di Michela Pisu)

I magistrati di Bergamo, guidati dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota mettono sotto inchiesta la gestione della pandemia e mancata zona rossa a Bergamo: «Molte vite umane potevano essere salvate se ci fosse stata una maggiore tempestività» sostengono. La Guardia di Finanza ha dunque avviato le notifiche per i reati di epidemia colposa aggravata, omicidio colposo plurimo, rifiuto di atti di ufficio e falso. Tra i destinatari degli atti ci sono l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana e l’ex ministro della salute, Roberto Speranza. Insieme a loro funzionari e dirigenti chiamati a gestire l’emergenza della pandemia nel nostro paese, come il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, l’ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo, l’allora capo della protezione civile Angelo Borrelli, il presidente del consiglio Superiore di sanità Franco Locatelli e l’allora direttore dello Spallanzani Giuseppe Ippolito. Due i rilievi dei PM: la mancata istituzione della zona rossa in Lombardia e il mancato aggiornamento e attuazione del Piano Pandemico che si sarebbe dovuto applicare anche a livello regionale. In oltre due anni di indagini, la procura ha raccolto documenti che indicano negligenze e omissioni e dunque una errata gestione dei primi due mesi di Covid, quando dirigenti del Ministero della Salute e della Regione Lombardia avrebbero sottovalutato il rischio epidemiologico. In particolare, per la mancata zona rossa di Alzano e Nembro devono rispondere di epidemia colposa aggravata oltre a Giuseppe Conte, e al governatore lombardo Attilio Fontana, anche alcuni membri del Cts come Miozzo, Brusaferro, l’ex capo della prevenzione del Ministero della salute Claudio D’Amario, l’ex segretario generale Giuseppe Ruocco e l’attuale responsabile delle malattie infettive Francesco Maraglino.

In questi giorni non si parla d’altro eppure, nonostante sembra che la giustizia stia facendo finalmente il suo corso, il prurito al naso non si attenua. C’è qualcosa che stride, qualcosa che ancora la procura non sembra aver messo davvero a fuoco. Sono frasi come: «Se vogliamo mantenere misure restrittive conviene non dare troppe aspettative positive» (Speranza a Brusaferro, 6 aprile 2020); «Non ci sono evidenze che la mascherina fermi il virus» (Speranza) per poi obbligarle in modo arbitrario. Stando ai messaggi tra l’ex ministro alla sanità e i membri del Cts, era Speranza a dettare le regole da imporre, a dirigere la regia dell’agenda di Governo.

Un’agenda che però non è solo italiana.

Anche il mondo anglosassone a quanto sostiene The Telegraph ha diversi scheletri nell’armadio pandemico. Anche qui WhatsApp sembra lasciare molte tracce, infatti è emerso che il segretario alla salute britannico, Matt Hancock, con lucida prosopopea utilizzava l’arma del terrore per portare i cittadini all’obbedienza: «Spaventiamo a morte tutti» aveva suggerito Hancock durante un messaggio WhatsApp con il suo consulente per i media, Damon Poole. E ancora: «Quando implementeremo la nuova variante?»

Chissà cos’altro troveremo se andassimo a leggere tutte le messaggistiche degli attori che in questi anni hanno giocato a fare Dio, il vice di Dio, e pure il coro angelico. Perché i giornalisti hanno la loro fetta di colpa. Il quarto potere non solo ha taciuto pur sapendo che le posizioni cosiddette scientifiche erano arbitrarie e politicamente orchestrate, ma si è reso complice di una manipolazione terroristica che ha letteralmente spaccato in due il mondo.

Ma siccome tre anni di bugie portano a credere che anche l’acqua minerale possa essere inquinata, una domanda sorge spontanea: e se ciò che oggi si chiama errore o mancate tempistiche fosse in realtà una scelta di regia?

So bene che questa è una riflessione da complottara della prima guardia e che molti troveranno assurda un’analisi così lontana dal buonismo politico. Ma lasciate perdere per un momento il fatto che il reale sia razionale e il razionale reale (sempre che lo sia), immaginiamo per un attimo che ci sia un genio maligno che si diverte a sparigliare le carte in tavola tutte le volte che pensiamo di aver raggiunto una fase di verità giusta, non sarebbe forse corretto dubitare di tutto, anche di ciò che ci appare chiaro ed evidente? Cartesio, padre del razionalismo, ci avrebbe invitato a fare questo salto perché l’unica cosa di cui abbiamo certezza è che noi esistiamo perché pensiamo. Pensare significa porre a giudizio e a critica ogni fatto empirico e come sosteneva Sherlock Holmes sarebbe un errore confondere ciò che è strano con ciò che è misterioso. Spesso, il delitto più banale è il più incomprensibile proprio perché non presenta aspetti insoliti o particolari, da cui si possono trarre delle deduzioni.

Per seguire il ragionamento dell’investigatore più famoso del mondo dobbiamo fare un passo indietro fino al 2018 e parlare di Eva Reali.

Andrea Tosatto nel 2018 ricevette la telefonata di Eva Reali, attivista del Movimento Cinque Stelle, referente del Tavolo Sanità della Regione Toscana nel 2013, poi morta di tumore in quello stesso anno. Quella telefonata fu una sorta di testamento e Tosatto nel libro The Covid Show. Dalla pandemia alla ristrutturazione socio-economica globale, mette nero su bianco la trascrizione dell’audio della Reali, nella quale la donna riferisce di uno strano incontro: «Non si capiscono i vaccini se non si capisce chi c’è dietro. Quando ero referente del Tavolo Sanità della Toscana, sono stata referente per sei mesi nel 2013-2014, funzionavamo molto bene perché eravamo una quarantina di persone tra medici, sanitari, amministrativi, economisti. Fui contattata in modo non esattamente pulito da un’azienda che in pratica forma i Quadri degli Stati, cioè̀ i dirigenti degli Stati Europei piuttosto che Asiatici. Fui contattata dal Responsabile del Mediterraneo il quale volle un incontro con me e io chiesi, tramite una persona molto vicina a Beppe (Grillo, ndr), se dovevo incontrarlo, che dovevo fare. Loro mi dissero vai e senti che vuole. Così feci. Dietro a tutta questa riforma sanitaria internazionale c’è la McKinsey che è un’azienda multinazionale che appunto sviluppa i Quadri degli Stati e loro mi dissero che avevano questo progetto mondiale di risistemazione del Sistema Sanitario e che trovavano delle difficoltà perché non tutti gli Stati erano malleabili in questo senso e lui mi riportò che secondo loro il modello assoluto di Sanità migliore era quello di Israele e mi fece tutta una serie di nomi che effettivamente hanno collaborato o collaborano con i Presidenti di Regione. Lui disse che era allievo di Walter Ricciardi che all’epoca non era ancora il direttore del Servizio Sanitario Nazionale (…) Scrissi poi una mail a Beppe e andai a parlare dalla Grillo (Giulia, ndr). (…) Dentro questa cosa con la McKinsey c’era Fraccaro, c’era l’Antitrust, c’era Pitruzzella, un troiaio allucinante. Io tutta questa roba all’epoca la riportai ma non servì a niente, è rimasta un buco nell’acqua. Ora non sto bene, nel senso che sono malata e, secondo me, sarò̀ anche complottista però quando ebbi questo incontro mi offrirono un caffè, l’ho bevuto solo io e dopo sei mesi mi sono ammalata di un tumore, quindi può̀ darsi, chi lo sa, in fondo non c’entravo niente, no? Ero una persona così che serviva solamente per portare un messaggio, ossia che loro erano disponibili ad aiutare il Movimento Cinque Stelle Nazionale a fare in modo che il Piano Sanitario Nazionale, insomma, delle varie Regioni fosse come loro lo volevano. Poi la Giulia Grillo con Walter Ricciardi coi vaccini hanno continuato l’opera della Lorenzin e, anche se, poi, Ricciardi se n’è andato da Direttore del Servizio Sanitario Nazionale, permangono, secondo me, i rapporti con questa Multinazionale (…) Dentro ci sono molte persone e come una piovra». L’incontro tra la Reali e il delegato (della McKinsey?) avvenne in totale segretezza e la prima frase che l’uomo disse fu: «Questo incontro non è mai avvenuto, se tu dirai che è avvenuto, io lo negherò e la mia parola vale molto di più della tua!»

Forse più che Uno studio in rosso alla Conan Doyle sembra un film di 007, e forse non c’è nulla che debba farci accostare i piani sanitari della McKinsey con i grilli. Forse quell’incontro di cui si parla nel web dei cosiddetti complottisti non c’è neppure mai stato. In fondo il genio maligno è capace di farci credere qualunque cosa, persino che gli asini volano e che i governi del mondo pensano sempre al bene dei popoli.

Eppure, esattamente tre anni fa l’allora presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dava la notizia che l’Italia si sarebbe svegliata in lockdown, chiusa in una morsa di mezze verità e di slogan dal sapore agrodolce.

Il 9 marzo del 2020 è iniziato tutto e tra hashtag e canti stonati sui balconi, i cittadini hanno capito quanto in realtà fossero semplici sudditi. Lo stato etico, figlio del più ipocrita dei paternalismi, ha preso il posto dello stato di diritto; un hegelismo senza logos, peggio, un positivismo dogmatico che a colpi di ossimori antiscientifici quali io credo nella scienza e se tu non ci credi sei un terrapiattista (come se la scienza fosse un a priori e non semmai un a posteriori, trattata alla stregua di una metafisica e non di una fisica, ma tant’è), si sono aperte tante piccole finestre di Overton, per le quali il principio di gradualità è stato soppiantato da una rincorsa a chi la sparava più grossa. Non c’era tempo, l’agenda doveva cerchiare di rosso tutte le date che i figli dell’elitismo paretiano avevano deciso. Quando l’Italia si è svegliata il 10 marzo di tre anni fa, la rana di Chomsky era già bella che bollita.

Un Parlamento esautorato dalle sue più semplici funzioni, tranne quello di premere un pulsante perché ogni decisione era vincolata dalla fiducia al Governo, ha permesso che un intero popolo venisse sequestrato in casa propria. La via per il mago di Oz lastricata di DPCM, semplici atti amministrativi presentati come atto di dolore civici e tassativamente imposti dalla nuova religione di Stato, vincolata da autocertificazioni, ammaestrata da bavagli senza senso e condizionata da una serie di crocevia di divieti e obblighi oggi, a tre anni da quel 9 marzo 2020, quella via tanto acclamata come la migliore, mostra il suo vero lato e se è vero che il Governo non lavorava con il favore delle tenebre  appare chiaro che molte pentole, a partire dalla Gazzetta Ufficiale del 31 gennaio 2020 dove si anticipavano chiusure per l’arrivo della pandemia, e per finire dal film supportato dalla propaganda terroristica di Stato in perfetto stile militare delle bare di Bergamo, non avevano e non hanno i loro rispettivi coperchi. Del resto i patti faustiani funzionano così: si ha finché è il tuo momento di applausi, poi arriva la restituzione. Tre anni era la scadenza di una politica ambigua e finemente costruita su paure e sensi di colpa, delazioni e assegnazioni di poteri a chi il potere ha logorato, tre anni per rimettere in moto la macchina della verità.

Sospesa la Costituzione, imposti protocolli sanitari basati su paracetamolo e vigile attesa, negate autopsie, estreme unzioni, requiem, abbracci, strette di mano, relazioni umane; imposte chiusure, i parchi giochi palcoscenici per un CSI, scuole chiuse per creare un mondo chiuso digitalmente dentro una scatola di algoritmi: nonostante gli arcobaleni patetici sui balconi, il mondo viveva l’apice del suo grigiore esistenziale.

Ditemi se questo è un uomo.

E poi ancora le prove di controllo digitale con l’App Immuni, anticipatoria del Green Pass, l’obbligo vaccinale per fasce professionali e di età, ostracismo, etichettamenti sociali, in breve la violazione di ogni forma di libertà fisica e di pensiero. O almeno questo era l’intento. Qualcosa è andato storto: non tutti si sono fatti manipolare dalla rete mediatica e terroristica, non tutti hanno barattato la sicurezza con la libertà, non tutti hanno accettato che il loro corpo venisse usato come cavia da laboratorio, non tutti hanno acriticamente detto sì a ciò per cui andava detto no, anche e solo perché per un’etica di principio oltre che di responsabilità.

Questa è storia. È tutto documentato. Se dietro ci sono le multinazionali come la McKinsey, detentrice di un modello sanitario a loro piacere, non è dato saperlo. Per adesso. Ora resta il fatto che tra i capi d’accusa vi è quello di omicidio colposo e questo è un altro fatto già abbastanza grave. Non ci sono attenuanti, eppure il naso continua a prudere.

Lasciate perdere di nuovo tutto, il genio maligno non esiste e il reale è razionale tanto quanto il razionale è reale. I complotti non esistono e la Dominazione del mondo? Il solito sogno. I manicomi sono pieni di gente che crede di essere Napoleone. O Dio.

E se lo dice James Bond sarà pur vero.

Michela Pisu

(Fonte: https://www.rai.it; La Verità; https://r2020.info/2021/03/11/governo-che-vai-mckinsey-che-trovi/)






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