Disney annuncia tre sequel: è ora che si dia una svegliata?

La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno nei giorni scorsi, complice il nuovo riassetto ai vertici Disney. Sono entrati in pre-produzione ben tre sequel: Frozen 3, Zootropolis 2 e per la controparte parallela Pixar Toy Story 5, che va ad aggiungersi al sequel di Inside Out previsto per il 2024. Una notizia che non ha raccolto un consenso generale ma soprattutto perplessità e proteste, anche da parte di chi scrive. Vediamo insieme perché e proviamo a capire questo nuovo corso della Disney che dai live action è passato ai sequel, senza abbandonare del tutto i primi e proponendo troppe poche idee originali.

In principio erano i live action…

Crudelia Emma Stone 22

Crudelia: Emma Stone con l’abito dal lungo strascico rosso e nero

Dopo la parentesi nella seconda metà degli anni ’90 del Libro della giungla di Stephen Sommers e dei due mitici film con Gleen Close basati sulla Carica dei 101, dal 2010 con l’Alice in Wonderland di Tim Burton iniziava a intravedersi una nuova linea editoriale della Casa di Walt, ovvero l’andare a riscoprire i Classici Disney attraverso dei rifacimenti in carne ed ossa (e molti effetti visivi), con alcune varianti. Come ad esempio quella dei villain ispirati dal motto della serie tv C’era una volta “Evil isn’t born, it’s made” per raccontare la loro origin story, esperimento iniziato con Maleficent (2014) con Angelina Jolie e continuato con il suo sequel Maleficent: Signora del male (2019) e con Crudelia (2021) di Craig Gillespie con Emma Stone.

La Bella e la Bestia: Emma Watson e Dan Stevens nella scena del ballo

La Bella e la Bestia: Emma Watson e Dan Stevens nella scena del ballo

Altra variante era riprendere più o meno pedissequamente – a volte frame by frame, a volte allontanandosene per prendere una piega maggiormente femminista rispetto alle Principesse Disney – le pellicole originarie entrate nell’immaginario collettivo: Cenerentola (2015) di Kenneth Branagh con Lily James, La Bella e la Bestia (2017) di Bill Condon con Dan Stevens e Emma Watson, Aladdin (2019) di Guy Ritchie con Mena Massoud, Naomi Scott e Will Smith, Mulan (2020), il più costoso tra quelli finora prodotti. Il prossimo arrivo in tal senso sarà La sirenetta (maggio 2023), che ha già fatto discutere per il casting della protagonista dalle fattezze mulatte col volto di Halle Bailey. Questo denota una pausa di tre anni – complice la pandemia – tra gli ultimi due titoli, quando come si può vedere dai numeri eravamo arrivati a ben 2-3 live action all’anno da parte di The Walt Disney Company.

Il libro della giungla: una scena del film Disney

Il libro della giungla: una scena del film Disney

Infine la variante dedita agli effetti speciali: Il libro della giungla (2016) di Jon Favreau quasi completamente in CGI a parte Neel Sethi nei panni di Mogwli, una struttura simile al Dumbo (2019) di Tim Burton con Colin Farrell e Eva Green, a Lilli e il vagabondo (2019) e Pinocchio (2022) di Robert Zemeckis con Tom Hanks nei panni di Geppetto, questi ultimi due distribuiti direttamente in streaming su Disney+. L’esperimento di Favreau dava una rilettura completamente diversa al finale e avrà un sequel attualmente in produzione, così come continuerà con uno spin-off Il Re Leone (2019) sempre del regista e completamente in digitale – quindi chiamarlo live action sembra un paradosso. C’è stata anche la parentesi – forse la più riuscita – di raccontare gli autori dietro ai romanzi che hanno dato vita ai classici: in tempi non sospetti Neverland – Un sogno per la vita (2004) su J.M. Barrie (Johnny Depp) che portò alla luce Peter Pan, e in tempi più recenti Saving Mr. Banks (2013) su P. L. Travers, la scrittrice di Mary Poppins interpretata da Emma Thompson e Ritorno al Bosco dei 100 Acri (2018) su Christopher Robin creatore di Winnie the Pooh col volto di Ewan McGregor.

Frozen, Toy Story e Zootropolis: Disney annuncia lo sviluppo dei sequel

… poi sono stati i sequel

Mary Poppins Returns: una foto dei protagonisti del film

Mary Poppins Returns: una foto dei protagonisti del film

La linea editoriale dei sequel, oltre ad esistere in generale dall’alba dei tempi ma nel comparto Disney essere stata associata più a seguiti direct-to-home-video senza i guizzi dei film originali, ha preso maggiormente piede nei live action e poi anche nei film d’animazione a partire dal 2016. Abbiamo avuto così nello stesso anno Alice attraverso lo specchio, dal libro omonimo seguito di Lewis Carroll e Il drago invisibile, rifacimento di Elliott il drago invisibile, entrambi basati su un racconto breve di S. S. Field e Seton I. Miller. Due anni dopo Il ritorno di Mary Poppins, sequel/reboot del live action del 1964 diretto da Rob Marshall con Emily Blunt e Lin-Manuel Miranda e ora abbiamo appunto Il Libro della Giungla 2, Crudelia 2 e lo spin-off Mufasa: the Lion King in pre-produzione.
Ma veniamo all’animazione vera e propria che ha dato il via alla notizia dei tre sequel e a questo articolo.

Ralph Spaccatutto: una scena tratta dal film d'animazione diretto da Rich Moore

Ralph Spaccatutto: una scena tratta dal film d’animazione diretto da Rich Moore

Dopo il gancio tra vecchi e nuovi Classici con La principessa e il ranocchio (2009) e Rapunzel (2010), arriviamo a proposte completamente originali (nel senso non sequel o live action, e quasi una all’anno) a partire da Ralph Spaccatutto (2012), seguito da Frozen – Il regno di ghiaccio (2013), Big Hero 6 (2014), Zootropolis (2016), Oceania (2016). A quel punto qualcosa si rompe ed ecco arrivare i tanto temuti sequel: Ralph spacca Internet: Ralph Spaccatutto 2 (2018), da lodare per la rappresentazione grafica e inventiva del world wide web e per la scena già cult delle Principesse Disney per la prima volta riunite sullo schermo, ma che non aveva il mordente del primo film fino in fondo.

E Frozen II – Il segreto di Arendelle (2019), che presentava il principale problema di non avere una trama che giustificasse un sequel. Basti vedere, tra tutti, cosa fanno fare a Anna e Kristoff quando avevano rappresentato l’anti-coppia nel primo film, o la canzone di Olaf sul crescere troppo in fretta e sentirsi soli, che offriva una tematica interessantissima per poi abbandonarla completamente a se stessa. Questi sono gli anni del voler provare a riscrivere le Principesse Disney guardando all’oggi – operazione già iniziata con la destrutturazione narrativa del primo Frozen, che sotto gli strati del successo popolare era una critica lucidissima all’amore a prima vista, al punto che il presunto principe diventava il villain con tanto di canzone dedicata, e quel Let it go aveva molteplici significati per la non-principessa Elsa. Questo è testimoniato anche da una delle novità più interessanti e distruttive – e forse per questo meno apprezzate – Raya e l’ultimo drago (2021), che presentava una principessa che era una guerriera, non aveva bisogno di un principe, non cantava e guardava all’amicizia piuttosto che all’amore, e alla fiducia arrivando a sacrificare la propria gloria in nome del bene comune.

La Disney fa a quel punto un ulteriore passo indietro con il 60° e 61° Classico proposti: Encanto (2021) è quanto di più canonico e legato al passato potevano presentare, nonostante la famiglia latina protagonista. Il musical e il character design coloratissimo ne sono la prova, nonostante l’idea di base innovativa ma non sviluppata fino in fondo di una ragazza senza abilità in una famiglia con superpoteri. Il lungometraggio ha avuto più fortuna in streaming su Disney+ che in sala, così come Strange World – Un mondo misterioso (2022) che ha guardato troppo a mondi fantastici già visti, compreso Pandora in Avatar per costruirsi e all’attualità con il tema del cambiamento climatico. Il futuro è rappresentato nel 2023 dal film Disney di Natale Wish, altra novità-non-sequel su cui riponiamo le nostre speranze: speriamo abbia successo e proponga davvero qualcosa di nuovo, ora che si è allontanato lo spettro della pandemia.

Extraordinary vs Encanto: essere normali in un mondo di speciali

Ma i sequel ci servono davvero?

Finding Dory: la protagonista Dory insieme a Hank

Finding Dory: la protagonista Dory insieme a Hank

Disney è evidentemente alla ricerca di un nuovo grande fenomeno come Frozen, che veniva da una favola classica come da tradizione secolare ma sapeva destrutturarla e ricomporla in qualcosa di nuovo, e allora dopo il successo al botteghino del secondo ha pensato bene di ordinarne un terzo. Una decisione comprensibile a livello economico ma meno a livello tematico e contenutistico, se già il sequel era claudicante in tal senso anche come brani musicali. Ma poi – e lo dice una persona che ama i musical – c’è ancora bisogno di musical Disney nel 2023 o forse bisognerebbe avere il coraggio di evolversi? Il successo – inspiegabile – di “Non si nomina Bruno” da Encanto sembra suggerire che c’è ancora richiesta di canzoni originali disneyane – spesso difficilmente traducibili rispetto al passato – ma rimaniamo perplessi dopo l’ottimo lavoro fatto con Raya.

Coco: una nuova immagine del film Disney/Pixar

Coco: una nuova immagine del film Disney/Pixar

Passando al lato Disney e Pixar, gli ultimi veri gioielli originali proposti sono stati il viaggio nella mente di Inside Out (2015) – a cui era seguito un lungometraggio per forza di cose elementare come Il viaggio di Arlo – e l’importanza dei ricordi di Coco (2017). Ecco che iniziavano i sequel anche qui: non solo Alla ricerca di Dory (2016) dopo Alla ricerca di Nemo, ma anche Cars 3 (2017), a chiudere un franchise che aveva addirittura generato lo spin-off Planes. Ma anche Gli Incredibili 2 (2018), forse uno dei pochi sequel sensati perché nel frattempo si era evoluto il nostro rapporto di spettatori coi supereroi al cinema, Toy Story 4 (2019), che già sentiva la stanca ma provava a maturare le tematiche e riprendere il personaggio di Bo Peep, lo spin-off mal riuscito di quest’ultimo, anche a livello visivo, Lightyear – La vera storia di Buzz (2022). Ci sono stati anche degli originali che hanno sofferto la pandemia e il plot alla base, da un lato forse troppo urban fantasy Onward – Oltre la magia, dall’altro forse troppo filosofico Soul (entrambi nel 2020), seguiti dal nostrano ed estivo Luca (2021) e dall’orientale che parlava per la prima volta di ciclo mestruale Red (2022), candidato ai prossimi Oscar senza veri meriti. A questo punto la novità del 2023 sarà Elemental che sembra un incrocio tra Inside Out e Soul, quindi niente di nuovo sul fronte animazione. C’è anche Inside Out 2, altra news a ciel sereno, atteso per il 2024, che lascia parecchie perplessità sul riuscire a replicare la formula vincente e innovativa del primo.

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Un’immagine della serie Zootropolis+

Oltre a Frozen 3, Disney ha ordinato Zootropolis 2 e Toy Story 5. Se quest’ultimo, per i motivi sopra elencati e per un ricambio generazionale di protagonisti e giocattoli difficile da immaginare, sembra vero e proprio accanimento terapeutico, Zootropolis 2 è l’unico del terzetto che potrebbe avere un minimo di senso di esistenza, pur rimanendo comunque non strettamente necessario. Questo perché la tematica di una metropoli che ospita razze diverse di animali che devono imparare a convivere era già molto avanti nel 2016 e oggi è terribilmente e tristemente rilevante. Complice anche il fatto che è da poco uscita la serie di corti su Disney+ Zootropolis+, che ripesca alcuni protagonisti della pellicola che non avevano avuto abbastanza spazio; infatti la città protagonista di Zootopia ha un numero potenzialmente infinito di aree e personaggi da esplorare in una stagione 2 e nel seguito del film.

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Questo è l’ultimo trend messo in piedi attraverso la piattaforma streaming della Casa di Walt: una serie di corti, meno invasivi e più efficaci come durata e produzione, per ritrovare alcuni personaggi, come Una vita da Dug, il cane di Up, o Baymax!, il robot coccoloso di Big Hero 6. Questa è la via? Forse sì, piuttosto che i sedicenti sequel di franchise che non hanno davvero più nulla da dire ma sono un successo quasi assicurato al botteghino e a livello di giocattoli e merchandise. O forse semplicemente abbiamo bisogno – glielo chiediamo in ginocchio – che la Disney sforni una nuova storia originale di grande impatto, che dimostri di saper stare al passo con le altre case di produzione d’animazione che si stanno facendo strada e reinventando – vedi il caso del Gatto con gli Stivali 2 – e non viva più di rendita, dormendo sugli allori. Sappiamo che può farlo ancora. Basta sognarlo, come diceva Walt.

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