Film tratti da storie vere: i migliori, vari generi


Una selezione dei migliori film basati su eventi reali, fra dramma, commedia, film storico, sfide sportive, biopic, film di guerra, storie di follia, amicizia e redenzione

 

Se la realtà supera l’immaginazione, l’immaginazione può ricreare la realtà. Se amate i film tratti da storie vere, ecco una selezione dei migliori tra drammi. Film a sfondo psicologico, film storici, di guerra e di ambientazione sportiva. Se avete la fortuna di non averli ancora visti, recuperateli. Tra grandi classici e film indipendenti, un mondo ispirato fatti reali che vi stupirà con vicende straordinarie


La vita è bella (1997)

Lo spunto per il film di Roberto Benigni che ha commosso milioni di spettatori nel 1997 arriva da Shlomo Venezia, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Durante la prigionia fu obbligato a lavorare in un Sonderkommando, squadra speciale che si occupava della cremazione e dello smaltimento dei corpi


Benigni si ispirò alla sua testimonianza per creare una storia che redime in parte l’infamia dello sterminio. Il protagonista Guido Orefice – ilare, coraggioso, uno sberleffo vivente alla stupidità del maledeportato con moglie e figlio, decide di trasformare l’incubo in un gioco, fornendo al bambino una versione alternativa della realtà. Un gioco che funziona grazie all’equivoco linguistico, in cui Guido, per proteggere il figlio, convince il piccolo di essere coinvolto in qualcosa di straordinario e divertente, convertendo privazioni e difficoltà in altrettanti step verso la vittoria. Un successo – 3 premi Oscar (migliore attore protagonista, migliore colonna sonora e miglior film straniero) – che ha scaldato cuori con una grazia finora ineguagliata nel trattare l’orrore dell’Olocausto

Bohemian Rhapsody (2018)

La nascita e l’ascesa dei Queen, la leadership imprevista del giovane Farrokh Bulsara aka Freddie Mercury, interpretato da uno straordinario Rami Malek, la ricerca di un produttore, i primi successi, l’amicizia, gli amori, i litigi, la crescita di un genio dal talento assoluto, sospeso tra fragilità e passione, eccessi e ricerca di identità, sono resi in un caleidoscopio di ritmo e colori in cui la musica avviluppa lo spettatore coinvolgendo perfino chi, per motivi anagrafici o semplice disinteresse, non si è mai occupato dei Queen

Memorabile la scena in cui il gruppo, dopo una separazione, torna insieme per il concerto benefico Live Aid. Freddie ha saputo da poco di aver contratto l’Aids ma la sua performance, che include Bohemian Rhapsody, Radio Ga Ga, Hammer to Fall e We Are the Champions, è da brivido. Un grande successo di critica e pubblico che è valso al film 4 Oscar, tra cui migliore attore protagonista per Rami Malek

Rami Malek è Freddie Mercury in “Bohemian Rhapsody”, 2018. (Twentieth Century Fox)

Titanic (1997)

Frutto di ricerche decennali, il film racconta il naufragio del Titanic in seguito alla collisione con un iceberg, la notte del 15 aprile 1912. Un colossal sontuoso che trasporta negli interni opulenti del transatlantico «inaffondabile», mostrando tutto, anche la miseria della terza classe, popolata da emigrati in cerca di fortuna

Quel che rende il film indimenticabile, oltre agli effetti visivi, è la parte inventata: la storia d’amore fra Rose DeWitt Butaker (Kate Winslet), young lady fidanzata a un facoltoso trentenne dalla virilità decisamente tossica (Billy Zane), e Jack Dawson (Leonardo DiCaprio), artista povero ma generoso. Una relazione che libera Rose dalle sue zavorre sociali, tuffandola nel vero amore

Se Jack e Rose sono personaggi inventati, altre figure sono realmente esistite, come molti membri dello staff della nave e, tra i passeggeri, la milionaria Margaret «Molly» Brown (Kathy Bates). Destini individuali e tragedia collettiva in un film che ha vinto 11 Oscar, di cui uno per la colonna sonora e un altro per la miglior canzone (My Heart Will Go On), cantata da Céline Dion

Ragazze interrotte (1999)

Protagoniste di questo film, tratto dal diario La ragazza interrotta di Susanna Kaysen, sono la timida Susanna (Winona Ryder) e la ribelle Lisa (Angelina Jolie). Ambientato nell’America bigotta di fine anni ’60, narra di una ragazza borghese spedita in un istituto psichiatrico per «comportamenti promiscui» e un sospetto tentativo di suicidio. Qui le viene diagnosticato il disturbo borderline di personalità

Sotto lo sguardo della capo reparto Valerie Owens (Whoopi Goldberg), Susanna fa amicizia con le altre pazienti, dall’anoressica Janet (Angela Bettis) alla bugiarda patologica Georgina (Clea DuVall), da Daisy, abusata in famiglia (Brittany Murphy), alla sociopatica Lisa. Se le protagoniste vantano un’estetica un po’ troppo glamour per delle recluse, la terribile solitudine della pazzia non fa sconti e i ritratti che ne escono sono profondamente toccanti. Oscar come miglior attrice non protagonista per Angelina Jolie

Winona Ryder e Angelina Jolie in “Ragazze Interrotte”. (Ipa)

La pazza gioia (2016)

C’è un film che non parla di una vicenda realmente accaduta, ma che porta all’attenzione del pubblico la complessità della vita in una struttura per pazienti psichiatrici. Perché un «patto terapeutico», da solo, non riesce a contenere le aspirazioni dei pazienti, che a volte scappano. È quel che fanno Beatrice (Valeria Bruni Tedeschi) e Donatella (Micaela Ramazzotti) ne La pazza gioia di Paolo Virzì

Una fuga fuori programma per due donne molto diverse: Beatrice istrionica ed estroversa, Donatella reduce da una storia di depressione e squallore che la porta a perdere la custodia del figlio. Il viaggio delle due donne è ricco di sorprese, percorso da un umorismo che sottolinea l’umanità di tutti, fragili e meno fragili

Realizzato con la supervisione dello psichiatra Peppe dell’Acqua, il film è ambientato presso la comunità terapeutica (fittizia) di Villa Biondi. L’edificio esiste, sebbene non in provincia di Pistoia, come nel film, ma a Roma, sulla via Tiberina. Alcune pazienti del Dipartimento di Salute Mentale di Pistoia compaiono nel film, che ha vinto 5 David di Donatello e 5 Nastri d’Argento.

Valeria Bruni Tedeschi e Michela Ramazzotti in “La pazza gioia”

Veloce come il vento (2016)

Diretto da Mattia Rovere e ispirato alla vita del pilota Carlo Capone, è ambientato nel mondo del rally. Una saga individuale e familiare con una giovanissima pilota (Giulia De Martino, interpretata da Matilda De Angelis) e un fratello ex-pilota (Loris, uno Stefano Accorsi stropicciato e credibile come non mai) che ricompare alla morte del padre

Abbandonata dalla madre con un fratello piccolo a carico, piuttosto di ricorrere agli assistenti sociali Giulia accetta che Loris si prenda cura di loro nonostante la depressione e la tossicodipendenza. Giulia migliora le sue performance e decide di partecipare a una corsa illegale tra i Sassi di Matera, che in caso di vittoria cancellerebbe i debiti di famiglia. Ma la giovane viene aggredita ed Loris prende il suo posto

Nella vita reale il torinese Carlo Capone è stato un pilota di rally. Dopo l’esordio vincente in Coppa Italia nel 1975 con la A112 Abarth, nel ’78 gli viene ordinato di cedere il primo posto al compagno di squadra. Da lì il trasferimento alla Ritmo e in seguito alla Lancia Rally, con cui si lascia male. La storia si ripete, il talento è subordinato alle politiche di scuderia. La separazione dalla moglie e la morte della figlia sigillano un destino amaro che il film redime in parte

Tonya (2017)

Se vi piacciono i film tratti da storie vere di sportivi controversi, Tonya fa al caso vostro. Diretto da Craig Gillespie, racconta della pattinatrice Tonya Harding, allevata dalla madre soggetta ad attacchi d’ira. Un’infanzia di povertà e violenza che finisce con il matrimonio precoce con un uomo a sua volta violento. Fumatrice nonostante l’asma, gran saltatrice, Tonya fu la seconda donna a eseguire un triplo axel in una competizione ufficiale

Interpretata da Margot Robbie, Tonya è sempre a un passo dalla vittoria ma il suo temperamento, insieme alla mancanza di eleganza, fanno sì che non riesca mai a posizionarsi in modo duraturo. Non solo: sarà al centro di uno scandalo sportivo in cui viene accusata di aver fatto rompere un ginocchio alla rivale Nancy Kerrigan. Tonya si dichiara innocente, ma l’accaduto lascia un’onta indelebile sebbene sia stato il marito Jeff Gyllooly a ideare l’aggressione, per la quale verrà condannato a due anni

Un mix di dramma, biografia e commedia dark in cui l’unica verità che conta è la propria. Candidatura a miglior attrice protagonista per Margot Robbie e premio Oscar come migliore attrice non protagonista a Allison Janney che interpreta la terribile madre LaVona Harding

Margot Robbie in “Tonya”, 2017

Le Mans ’66 – La grande sfida (2019)

Guai a toccare la Ferrari a noi italiani, ma proprio per questo un film che ne sfidi il mito è doppiamente interessante. Diretto da James Mangold, Le Mans ’66 – La grande sfida racconta le vicende di un team di ingegneri e designer guidato dai piloti Carroll Shelby (Matt Damon) e Ken Miles (Christian Bale), inviati da Henry Ford II con la missione di creare una nuova automobile che ponga fine al dominio della Ferrari per il Campionato Mondiale di Le Mans del 1966

Shelby è afflitto da una grave patologia cardiaca che lo ha costretto a rinunciare alle corse. Accanto a lui c’è Miles, amico e collaudatore dal carattere impervio ma integerrimo. Un’alchimia perfetta tra due attori magistrali per una pellicola da 4 candidature agli Oscar

Matt Damon e Christian Bale in “Le Mans ’66 – La grande sfida”, 2019. (Ipa)

Dunkirk (2017)

È un di Christopher Nolan tratto dalla storia vera dell’evacuazione della città portuale di Dunkirk (Dunkerque, nell’Alta Francia), durante la Seconda Guerra Mondiale, nota come «operazione Dynamo»

Le truppe britanniche e franco-belghe, isolate via terra, sono circondate dai tedeschi sulle coste della Manica. L’unica via di salvezza è la fuga verso l’Inghilterra via mare con ogni mezzo: dalle grosse unità militari a pescherecci e minuscoli natanti da diporto. Il film evita la computer grafica e fa uso di effetti speciali reali, ricorrendo ad aeroplani e imbarcazioni d’epoca.

Ambizioso e potente, Dunkirk si distingue per la mancanza di retorica e per la fotografia iperrealistica e insieme simbolica. Il film ha vinto 3 premi Oscar, un David di Donatello e un premio BAFTA. Consigliatissimo, ma senza popcorn

“Dunkirk”, 2017. (Archivio Rcs)

1917 (2019)

Trionfo ai Golden Globe 2020 come miglior film drammatico, 1917, diretto da Sam Mendes e disponibile su Netflix, è ispirato ai ricordi di guerra del nonno del regista, Alfred Hubert Mendes, originario di Trininad, nei Caraibi. Che aveva combattuto per due anni sul fronte occidentale nella 1st Rifle Brigade

6 aprile 1917: ai caporali britannici William Schofield (George MacKay) e Tom Blake (Dean-Charles Chapman) viene affidato un messaggio di importanza cruciale, da consegnare in tempo per salvare la vita di 1600 soldati di un altro battaglione, altrimenti destinati a morire in un’imboscata

I due giovani devono uscire dalla propria trincea senza sapere che cosa troveranno dall’altra parte. Ciò che scopriranno sarà una sorpresa e costituirà il perno tattico ed emotivo che dà a questo film di guerra tutta la tensione di un thriller. Con Colin Firth, Benedict Cumberbatch e Richard Madden, il film ha vinto 3 Oscar (fotografia, effetti speciali e sonoro) e 2 Golden Globe (miglior film drammatico e miglior regista)

“1917 di Sam Mendes, 2019. (Getty Images)

L’ora più buia (2017)

L’importanza di prendere una posizione di fronte al collasso dell’Europa occidentale è il tema del film L’ora più buia di Joe Wright in cui Gary Oldman torna in grande stile nel ruolo di William Churchill, seguendone l’imprevista nomina a primo ministro britannico e la carismatica leadership sotto la minaccia dell’invasione nazista. Lasciando costernata buona parte del parlamento al grido di «sangue, fatica, lacrime e sudore», Churchill rifiuta di negoziare la pace: «Non si può ragionare con una tigre»

La Gran Bretagna non si arrende e il celebre discorso risuona con agghiacciante attualità: «Combatteremo sui mari e gli oceani (..).  Difenderemo la nostra isola qualunque possa esserne il costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sui luoghi di sbarco, combatteremo nei campi e nelle strade, combatteremo sulle colline.» Retorica? Certo. Da non perdere, perché ha fatto la Storia. Premio Oscar per Gary Oldman come miglior attore protagonista

Elizabeth (1998)

Diretto da Shekhar Kapur, il film inaugura un ricco filone di film e serie tv tratte da storie vere sulle famiglie principesche rinascimentali. Elizabeth è un film basato su eventi reali che ricordiamo per diverse ragioni. La prima è la protagonista, una Cate Blanchett pre-Galadriel, già magica nello stile e nel vibratile carisma. Una giovane e protestante Elisabetta Tudor, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, che sale inaspettatamente al trono inglese lasciato senza eredi dalla sorellastra cattolica Maria la Sanguinaria

La seconda ragione è attualissima: è da poco scomparsa un’altra regina, Elisabetta II, che porta lo stesso nome e che come Elisabetta I ha segnato un’epoca. La terza ha a che vedere con la peculiarità di una donna al potere, osteggiata in quanto non sposata e senza figli, in tempi in cui una donna sola sul trono era un’offesa. Un film opulento su un secolo burrascoso in cui, per regnare, una donna doveva scegliere tra servire un marito o rinunciare all’amore. 7 nomination agli Oscar, un Golden Globe e un BAFTA per Cate Blanchett.

Cate Blanchett in “Elizabeth”, 1998. (Gramercy/Alex Bailey)

Marie Antoinette (2006)

Se Elisabetta I era riuscita a mantenere la testa sulle spalle nonostante gli intrighi di corte, a Maria Antonietta andò meno bene. La sovrana austriaca di Francia, capro espiatorio di una propaganda feroce, è la protagonista del film Marie Antoinette di Sofia Coppola. Un film che ha lasciato il segno per il modo postmoderno in cui ha presentato la regina interpretata da Kirsten Dunst. Una ragazza fresca e innocente a prescindere dalle stravaganze. Una straniera malvista che colma vuoti affettivi collezionando scarpe e coloratissimi macaron

A tratti tenero e molto glamour – oggi la Maria Antonietta di Coppola spopolerebbe su Instagram – il film è pervaso da un’aura di malinconia che trova conferma nell’ultima scena, quando la regina è costretta a fuggire da Versailles. Un film innovativo dalla bellissima fotografia, che ritrae Maria Antonietta in una bolla atemporale destinata a essere falciata dagli avvenimenti. Nessun giudizio: si vive solo l’istante

Kirsten Dunst in “Marie Antoinette”, 2006. (Archivio Rcs)

Il colore viola (1985)

Un successo scomodo da mille nomination agli Oscar senza vincerne uno. Primo film in cui Whoopi Goldberg compare nel ruolo principale, che ottenne nel corso di un provino su un immaginario E.T. nero che Steven Spielberg apprezzò immediatamente. Sebbene non strettamente autobiografico, Il colore viola riflette molte delle battaglie personali di Alice Walker, autrice dell’omonimo romanzo vincitore del premio Pulitzer, più altre vicende tratte da amici e conoscenti

Vessazioni, soprusi, incesto: nulla è risparmiato alla giovane Celie, che dopo aver dato alla luce due figli è costretta a darli in adozione e a sposare un uomo abusante. Il legame con la sorella Nettie salva tutto finché le due non sono costrette a separarsi. Diretto da Spielberg, con Danny Glover, Whoopi Goldberg, Margaret Avery, Oprah Winfrey, Willard E. Pugh, Akosua Busia, Il colore viola è un classico in cui amore, dolore e amicizia si alternano in un dramma durissimo che trascende la questione razziale e si concentra su quella fra uomini e donne.

Akosia Busia e Desreta Jackson ne “Il colore viola”, 1985. (Ipa)

L’attimo fuggente (1989)

Ecco un titolo che ha segnato la vita a un’intera generazione. E forse non tutti sanno che è uno dei film tratti da storie vere. Quelle semiautobiografiche prese dai ricordi dello sceneggiatore premio Oscar Thomas Schulman, basate sul periodo passato alla scuola superiore Montgomery Bell Academy di Nashville, nel Tennessee

Nell’America tutta patria, onore e famiglia degli anni ’50 non c’è spazio per l’espressione individuale. Ma il professor Keating (un meraviglioso Robin Williams) manda all’aria il sistema e invita i suoi allievi a pensare con la propria testa, a vivere l’attimo perché è nel qui e ora che decidiamo chi vogliamo essere. Smantellando le ipocrisie di un sistema educativo antiquato, Keating riesce a ispirare i suoi studenti, che fondano la «Società dei poeti estinti» e trovano motivazione in Byron, Thoreau, Whitman e Shakespeare.

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“L’attimo fuggente”, 1989. (Getty Images)

Un vivaio di attori che avrebbero modellato l’immaginario dei decenni a venire, fra cui Ethan Hawke e Robert Sean Leonard, danno corpo a personaggi indimenticabili, fra storia di formazione e dramma corale. Si ride, si pensa e ci si commuove. Molto. Perché, come spiega Keating, «Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione»

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA



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