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Rosalía Vila Tobella nasce il 25 settembre del 1992 in una piccola cittadina, Sant Esteve Sesrovires (in castigliano San Esteban Sasroviras), situata a circa venti chilometri da Barcellona, al di là della collina del Tibidabo. Già da bambina impressiona i familiari quando si cimenta nel canto, coltivando il sogno di poter un giorno trasformare in professione un’attitudine naturale. La zona in cui cresce, il Baix Llobregat, una delle 14 comarche nelle quali è suddivisa la Catalogna, è caratterizzata da una forte concentrazione di immigrati dell’Andalusia, trasferiti dalla regione posta all’estremo sud della Spagna alla ricerca di lavoro e migliori condizioni di vita. Per questo motivo nel Baix Llobregat esistono numerose analogie con la cultura e il modo di pensare andaluso e, ad esempio, gli amici di Rosalía e le persone che la circondano ascoltano il flamenco: quei suoni, uniti alle tradizioni ad essi collegate, diventano parte integrante della sua esistenza, nonché inevitabile influenza dominante nel corso della propria formazione musicale. La figura che più la colpisce è quella di Camaròn de la Isla, un monumento del flamenco del Ventesimo secolo, cantante di etnia gitana nato nei pressi di Cadice e scomparso a Barcellona nel 1992 a soli 41 anni, evento che destò grandissima commozione.

Le ambizioni di Rosalía iniziano a prendere forma intorno ai sedici anni quando, per conferire solidità ai propri sogni, si iscrive al Taller de Musics, un’accademia di Barcellona che si distingue per l’insegnamento della musica attraverso un approccio concettuale teso a stimolare l’interpretazione creativa, attento quindi alle evoluzioni dettate dalla contemporaneità. Cinque anni più tardi completerà il percorso di studi presso l’ESMUC (Escola Superior de Mùsica de Catalunya), prestigioso istituto nel quale viene accettato un numero molto ridotto di studenti di “Cante Jondo”, la forma interpretativa più pura e drammatica del flamenco. Rosalía si aggiudica uno di quei posti, assicurandosi l’opportunità di approfondire la didattica di un repertorio che include al suo interno anche i canti gitani che, a partire dal Quindicesimo secolo, contribuirono a rendere il flamenco una variopinta fusione di stili differenti, determinando quella grande varietà musicale che definisce i cosiddetti “Palos”. Fra le caratteristiche del “Cante Jondo” c’è la ripetizione ossessiva di una nota, modalità che conferisce azione e dinamismo alla conversazione fra voce e chitarra, all’interno di una forma canzone dolorosa e spesso improvvisata.

I primi incontri determinanti: Raül Refree e C. Tangana

 

RosaliaIn parallelo agli studi, Rosalía si esibisce in piccoli locali e in occasione di ricorrenze, quali feste di compleanno e matrimoni, spendendo quanto guadagna per pagare i musicisti che la accompagnano. Nel circuito barcellonese si parla sempre più di questa giovanissima cantante, che nel frattempo entra in contatto con numerosi artisti appartenenti al colorito e dinamico circuito underground catalano. A diciassette anni deve però affrontare una brusca pausa, a causa di un’operazione alle corde vocali: è il momento più duro della prima parte della sua carriera.
Ma la testarda Rosalía non si arrende e, dopo un periodo di riabilitazione, nel 2012 assume il ruolo di cantante nei Kejaleo, una formazione di musicisti iper-virtuosi di area jazz-flamenco-fusion. E’ un’opportunità che le consente di maturare esperienza live (il video di qualche esibizione è tuttora reperibile sul web) e di partecipare alle session di registrazione dell’album Alaire, pubblicato nel maggio del 2013, lavoro che evidenzia sia le capacità tecniche che il bagaglio personale di ciascun membro del collettivo.

 

Nel 2015 Rosalía partecipa per la prima volta al Primavera Sound Festival, l’appuntamento musicale più importante di Barcellona: l’occasione è fornita dalla cantante spagnola Rocio Marquez, che la invita a suonare i synth nella band che la accompagna. Lo stesso anno Rosalía appare, per la prima volta con il proprio nome, in una compilation a scopo benefico, Tres guitarras para el autismo, cantando il delizioso brano “Un millón de veces”.
Passa un altro anno e si concretizza la prima collaborazione importante: il rapper C. Tangana, col quale Rosalía sarà anche legata sentimentalmente, confeziona il duetto “Antes de morirme”, che le schiude per la prima volta le porte verso una nuova fascia di pubblico, meno legata al folklore iberico. La canzone otterrà un discreto successo in Spagna soltanto due anni più tardi, quando – in seguito all’esplosione del fenomeno Rosalía – sarà inserita nella prima stagione della serie-tv spagnola “Elite”, targata Netflix. Nel tempo “Antes de morirme” conquisterà ben quattro dischi di platino, e C. Tangana contribuirà in maniera rilevante alla scrittura del secondo album di Rosalía, El mal querer, pubblicato poco prima della loro rottura, da co-autore in otto delle undici tracce.

 

Spinta dalla ricerca di maggiori opportunità professionali, Rosalía lascia il proprio paese natio per trasferirsi in California, ma prima avviene l’incontro chiave con il produttore Raül Refree, chitarrista e compositore con all’attivo numerose colonne sonore e interessanti collaborazioni con Lee Ranaldo. Refree ha occasione di assistere a un’esibizione di Rosalía (si dice a seguito di espresso invito ricevuto dalla cantante) presso uno dei locali del Pueblo Español di Barcellona. Il chitarrista resta colpito dalle qualità della giovane (avrebbe affermato che di artiste così talentuose in Spagna ne nascono una ogni 50 anni), di lì a poco i due intraprendono una proficua partnership artistica che genererà il materiale per due dischi.
Ma soltanto uno dei due vedrà la luce: Los ángeles, l’album d’esordio di Rosalía, pubblicato il 10 febbraio 2017 dalla Universal (che brucia tutti sul tempo mettendola sotto contratto), raccolta di reinterpretazioni intimiste ed essenziali di una selezione di classici del flamenco incentrati sul tema della morte, in alcuni casi mash-up del lavoro di più autori del passato, registrati quasi esclusivamente con chitarra (suonata dallo stesso Refree) e voce. Una voce in grado di interpretare senza timore motivi arditi e complessi, come quello impeccabilmente affrontato in “De Plata”, la traccia più riuscita del progetto, a pari merito con l’inziale “Si tú supieras compañero” che stupisce per l’inaspettata coda dissonante.
Ma ogni brano è un pezzo di bravura. Il disco, concettualmente solido, scorre come una solenne processione (“Nos quedamos solitos” ne è perfetta rappresentazione), dove trovano espressione il dolore per la perdita (“Catalina”), manifestazioni dai toni tragici (“Dia 14 de Abril”), malinconie (“Te venero”) miste a tristezze infinite (“La hija de Juan Simòn”), con la voce di Rosalía, che si appropria di ogni spazio possibile (“El redentor”).
Tutto trasuda sofferenza, un’atmosfera distante anni luce dalla Rosalía iper-colorata che incroceremo durante gli anni successivi. Un filino monocorde nella seconda parte,  Los ángeles si chiude con l’unico pezzo cantato in inglese, e per questo percepibile come fuori contesto, la cover di Will Oldham “I See A Darkness”. Un’ulteriore canzone, “Aunque es de noche”, cover di Enrique Morente non inclusa nell’album (frutto del secondo progetto abortito?), verrà pubblicata come singolo nel novembre successivo.

 

Los ángeles mette in mostra un talento cristallino, una voce intensa ed espressiva, e la forte presenza sia del simbolismo religioso che di elementi ripresi dalla tradizione gitana. Rosalía affronta vari stili di flamenco, i cosiddetti “Palos”, interpretandoli come se fosse la protagonista di uno spot sul proprio enorme ventaglio di possibilità. Si muove ancora in maniera ortodossa, con grande rispetto nei confronti degli originali, ponendosi come una cantaora d’altri tempi alle prese con il racconto di una Spagna rurale, ancora inconsapevole del fatto che l’andare in controtendenza rispetto alle mode imperanti fra i ragazzi della sua generazione diventerà la molla sulla quale imbastire la diffusione di una nuova immagine del flamenco nel mondo, un nuevo flamenco dai tratti hipster. E saranno in molti i giovani musicisti spagnoli a mettersi in scia, condividendo la visione di Rosalia e sfruttando i riflettori nuovamente accesi sui suoni andalusi. Basti prendere un nome fra i tanti, quello della giovane Marìa José Llergo, che nel 2020 esordirà con “Sanaciòn”, ben recensito su queste pagine.  
Los ángeles riceve una nomination ai Latin Grammy Awards nella categoria “Best New Artist” e si aggiudica la seconda edizione del Premio Ruido, assegnato dalla stampa spagnola al miglior album dell’anno. Miglior disco spagnolo del 2017 anche per le testate Rockdelux, Timeout e Abc, stazionerà nelle classifiche di vendita per quasi tre anni, anche se le posizioni di rilievo (fino a un onorevole nono posto) saranno raggiunte soltanto nel novembre dell’anno successivo, dopo la pubblicazione del secondo album di Rosalía. In quei giorni la cantante iberica riceve la proposta di rappresentare la Spagna all’Eurovision, rifiutata a causa di impegni concomitanti: sfuma così la prima opportunità di ritagliarsi maggiore visibilità oltre confine. L’occasione sarà invece fornita da “Brillo”, singolo che la superstar colombiana del reggaeton J Balvin condividerà con Rosalía: pubblicato nel maggio del 2018 e contenuto nell’album “Vibras”, il singolo entrerà nella Top 20 spagnola e sarà certificato disco di platino grazie alle 40.000 copie vendute.

Un nuevo estilo

 

RosaliaRosalía deve ancora completare gli studi, e come oggetto della tesi di laurea sceglie di consegnare un progetto piuttosto complesso al proprio relatore (José Miguel Vizcaya, detto El Chiqui, uno dei massimi esperti di flamenco in Europa), progetto che diventerà il suo secondo album, El mal querer, il quale sancisce anche il passaggio alla Sony. Per realizzarlo sceglie di farsi co-produrre da El Guincho, apprezzato manipolatore sonoro nel campo del pop elettronico, con una visione poco convenzionale che lo ha portato a lavorare – tra gli altri – per Bjork.
Trattandosi di un lavoro a budget bassissimo, le canzoni vengono registrate nell’appartamento del producer, a Barcellona, con pochi mezzi, un computer, un microfono, qualche effetto, ma molta genialità. Il lancio del disco avviene mercoledì 31 ottobre, la notte di Halloween del 2018, due giorni prima della pubblicazione ufficiale, con un secret show gratuito tenuto da Rosalía a Madrid, in Plaza Colòn, dove accorrono oltre diecimila persone avvertite attraverso il solo passa-parola.
El mal querer è un disco dal suono minimale che si pone l’obiettivo di coniugare la tradizione del flamenco con i ritmi più in voga del momento, il pop, la trap, l’hip-hop, la musica elettronica, svecchiando la storia a uso e consumo delle nuove generazioni e trasformando la radice folk in prodotto radiofonico. Un vero e proprio cambio di estetica nella linea musicale di Rosalía. La struttura dell’album è assai singolare: un concept nel quale ogni canzone rappresenta un capitolo di una tragica storia d’amore che trae ispirazione da una novella medievale del XIII secolo, “Roman de Flamenca”, che resta di grande attualità per via della miscela di amore, passione, gelosia, violenza domestica e desiderio di vendetta, sfociando in tragedia.

L’album è anticipato dall’instant classic di straordinaria forza “Malamente”, che cambierà per sempre la storia e il percorso di Rosalía: su un tappeto sonoro preso a prestito dalla trap viene innestata una versione urban del flamenco, rafforzata da un ritornello memorabile nel quale più frasi ricorrenti si sovrappongono alla perfezione. “Malamente” raccoglie ben quattro nomination ai Latin Grammy Awards, aggiudicandosene due, nelle categorie “Best Alternative Song” e “Best Urban Performance”. L’accattivante videoclip diventa virale e afferma Rosalía anche come fenomeno social, un’artista che utilizza Instagram e YouTube per promuovere la propria immagine e la propria musica.
A differenza del debutto, questa volta Rosalía punta su brani autografi, non di rado contamina la voce attraverso l’uso dell’effettistica, porta in primo piano l’elettronica, relegando a marginale il ruolo della chitarra, la quale resta però centrale in uno dei pezzi chiave, la magistrale “Que no salga la luna”, dove la radice flamenca resta ancora dominante.

Uno dei maggiori pregi di El mal querer è quello di riaccendere in tutto il mondo l’interesse su un genere musicale considerato in declino, desueto, relegato quasi esclusivamente a fenomeno per turisti. Innestare un mood urban radiofonico (in particolare nel secondo singolo, “Pienso en tu mirà”) provoca un clash culturale senz’altro originale, che non sfugge ai critici musicali, pronti a incensare il lavoro della giovane cantante catalana. Non più chitarra acustica e voce nuda: l’utilizzo dell’autotune anticipa alcuni risultati del disco successivo, nella potente “Reniego” compare un arrangiamento affidato agli archi, la hit “Di mi nombre” (terzo singolo estratto e primo numero uno in classifica per Rosalía) svela vaghe influenze arabe, nell’art-pop “Bagdad” viene innestato un sample estrapolato da “Cry Me A River” di Justin Timberlake. Verso il finale, in “Nana” e nell’emozionante traccia conclusiva “A ningùn hombre”, la strumentazione tende a svanire per lasciare più spazio possibile a una straordinaria voce che in maniera espressiva si slancia senza mai alcuna incertezza.
El mal querer diviene uno dei dischi spagnoli più ambiziosi, sofisticati, conosciuti e apprezzati di sempre, tanto da essere inserito dal magazine specializzato Rolling Stone nell’elenco dei 500 album fondamentali di tutti i tempi. Vincerà quattro Latin Grammy Awards (fra i quali “Album Of The Year”) e frutterà a Rosalía il primo Grammy Award della sua carriera, nella categoria “Best Latin Rock, Urban or Alternative Album”. Alla fine del 2022 il disco avrà totalizzato circa 120.000 copie vendute nella sola Spagna.

Le critiche: appropriazione culturale e non appartenenza al mondo latino

 

RosaliaEl mal querer direziona in maniera indelebile il percorso artistico di Rosalía, determinata a diventare la protagonista di un nuovo stile musicale capace di ibridare antico e moderno, un lavoro in grado di cambiare le regole del gioco nella sua terra d’origine. Rosalía conduce il flamenco oltre i propri limiti, meravigliando il mondo per il fatto che un progetto simile sia stato concepito all’interno di un ambiente accademico. L’argomento di una tesi di laurea che diviene fenomeno dalla portata rivoluzionaria: rileggere in chiave millennial alcuni dei momenti cardine del folklore spagnolo. Il flamenco, i tori, la cultura gitana, una rivoluzione estetica che tocca anche il look, i costumi di scena e le coreografie, quasi sempre opera di Charm La’Donna, una delle direttrici creative più ricercate della sua generazione.
Chi intendesse approfondire l’indole sperimentale di El mal querer può intercettare su YouTube la competente ed esauriente analisi compiuta dal musicista e youtuber Jaime Altozano, autore di un video divenuto virale. Non esiste sul web un approfondimento più lucido e dettagliato, valore riconosciuto dalla stessa Rosalía che sceglierà di realizzare insieme ad Altozano l’analisi del suo album successivo e di concedersi a una lunga e divertente intervista con lo youtuber.

 

Ma il sopraggiunto successo non risparmia Rosalía da aspre critiche. In Spagna nasce un vero e proprio “caso” per la sua scelta di modificare l’accento nativo, il catalano, e avvicinare la sua pronuncia al dialetto andaluso, la lingua storica del flamenco. Ascoltando le canzoni di Rosalía, per un italiano è in effetti complicato comprenderne appieno i testi, per via delle regole grammaticali andaluse, che includono – ad esempio – l’omissione di molte “S”, comprese quelle che formano i plurali, e la contrazione di numerose parole (“voy a” diviene “via”, “pa’” sta per “para”, “na’” per “nada”, e così via). Ulteriore accusa mossa nei suoi confronti è quella di aver speculato sull’uso di espressioni del dialetto Calò (ad esempio la parola “illo” citata nel ritornello di “Malamente”), un linguaggio parlato dalla popolazione Romani, oggi praticamente scomparso a causa delle persecuzioni subite nel corso degli ultimi secoli. Per questo la comunità gitana l’ha additata come “paya”: persona che si appropria di una cultura non propria con l’intento di snaturarla.
A Rosalía viene anche rimproverato l’utilizzo improprio di costumi, abbigliamento e simboli visivi tipici della cultura gitana, secondo alcuni mescolati senza criterio con elementi della street culture americana con la finalità di renderli appetibili al pubblico internazionale. Persino alcuni critici ed esperti di flamenco affermano che l’opera di Rosalía sarebbe decontestualizzata: l’artista iberica non starebbe facendo nulla di rivoluzionario, se non sfruttare a fini commerciali una tradizione che in realtà non le appartiene. Per non essere da meno, anche gli integralisti catalani se la son presa, strumentalizzandola, per via della mancata adesione alle aspirazioni nazionalistiche della regione, argomento sul quale Rosalía ha sempre evitato di schierarsi. Secondo i detrattori, sarebbe tutt’altro che apprezzabile la scelta di condividere e celebrare elementi culturali non propri, preferendoli a quelli autoctoni. Si tratta di argomenti senz’altro molto sentiti in un territorio dove il processo indipendentista non conosce pause.

 

Rosalía si difende pubblicamente, affermando che l’arte deve andare oltre qualsiasi discorso legato alla nazionalità o all’appartenenza etnica, sostenendo di essersi sempre mossa nel totale rispetto delle tradizioni culturali. Afferma di essersi ispirata al flamenco, ma di considerarlo come una delle sue principali influenze, non certo la sola. Resta in lei l’ambizione, perfettamente realizzata, di trasferire e promuovere il flamenco presso le nuove generazioni, di ravvivare uno stile che sembrava in fin di vita, e il fatto che il disco sia finito in molte chart di fine anno, sia nei magazine spagnoli specializzati che in alcuni generalisti, rappresenta la certificazione di quanto la maggioranza del pubblico e degli addetti ai lavori abbia apprezzato il mix stilistico proposto.
Ma non è finita: in Sudamerica non è stato accettato di buon grado il fatto che Rosalía sia nominata dalle giurie che assegnano i premi (ad esempio, i Grammy) nelle categorie musicali “Latin”. Le popolazioni sudamericane intendono come “latina” una persona nativa latino-americana, quindi Centro America, Sud America (Brasile compreso) e Messico. Rosalía viene considerata da queste popolazioni come una cantante “ispanica”, di lingua spagnola, ma essendo nativa europea non potrebbe essere definita “latina”. Polemiche rafforzate quando la rivista Vogue México sceglie una sua foto per la copertina, titolando “La Rosalía + 20 artistas latinos que ponen a bailar el mundo”. Una diatriba, quella relativa all’essere “latino”, che affonda le radici nella memoria storica, a causa del mai perdonato sfruttamento coloniale, con le conseguenti violenze perpetrate dai dominatori spagnoli nei confronti dei nativi sul suolo sudamericano.

Chi sostiene le posizioni di Rosalía, afferma come le sue numerose collaborazioni con artisti del mondo latino-americano (di diverse nazionalità) siano certamente un mezzo per penetrare in nuovi paesi, ma anche un modo per sdebitarsi, assicurando visibilità a musicisti sconosciuti in Europa, per restituire ciò che avrebbe preso a prestito, compensando questa attitudine con i premi ricevuti.
Riguardo l’eventuale imbarazzo degli organizzatori dei Grammy, le polemiche non sono certo destinate a placarsi, specie a seguito della decisione comunicata a febbraio 2023 dal CEO della Latin Recording Academy: la cerimonia di premiazione dei Latin Grammy 2023 per la prima volta avverrà in Spagna, a Siviglia. Viene in tal modo determinata una direzione ben precisa per il futuro, tesa all’inclusione dei musicisti ispanici non nativi americani.

Trasmutazioni

 

RosaliaNonostante le critiche, Rosalía si impone all’attenzione internazionale come la più grande rivelazione spagnola degli anni Dieci, e la sua transizione artistica verso un suono globale e multiculturale, intrapresa con El mal querer, prosegue con i singoli successivi, un mix, in alcuni casi spiazzante, di ricercatezze urban e truzze scorciatoie popular-reggaeton, singoli spesso condivisi con musicisti di primissimo piano, che contribuiranno a farla conoscere presso un pubblico sempre più vasto. Dalle star ispaniche C. Tangana, J Balvin, Bad Bunny, Ozuna e Tokischa a nomi top del mondo anglofono come Billie Eilish, The Weeknd, Travis Scott e James Blake, fino ai più ricercati sperimentatori Arca e Oneohtrix Point Never, tutti appaiono orgogliosi di collaborare con lei.
Nel marzo del 2019 il singolo “Con altura”, nuova collaborazione con J Balvin ed El Guincho, raggiunge la prima posizione in Spagna, Messico, Colombia, Repubblica Dominicana, Argentina e Venezuela, aggiudicandosi un Latin Grammy Award, nella categoria “Best Urban Song”, e due Mtv Video Music Award, come “Best Latin Video” e “Best Coreography”. Il mese successivo un suo duetto con il cantante peruviano A. Chal, “Me Traicionaste”, viene inserito in una compilation di musiche ispirate dalla serie Tv “Game Of Thrones”. Rosalía diventa un fenomeno in tutti i paesi di lingua spagnola, una sorta di nuova eroina dei due mondi, con riscontri sempre più importanti anche negli Stati Uniti, dove la comunità latina è molto presente. A maggio successivo il singolo “Aute cuture” è numero uno in Spagna.

 

A luglio del 2019 Rosalía diffonde un Ep interlocutorio, Fucking Money Man, composto da due canzoni, “Milionaria” e “Dio$ no$ libre del dinero”, nella prima delle quali per la prima volta canta in lingua catalana. L’Ep vede di nuovo El Guincho nelle vesti di co-produttore, ma questa volta al posto del flamenco compare la ritmica del mambo catalano, con un testo che appare come una critica nei confronti del capitalismo. Critica che va in clash con l’atteggiamento controverso mostrato dalla nuova popstar, che indossa non di rado capi firmati, appare nelle sfilate di moda più esclusive, pubblica video seguitissimi per Vogue, possiede ville e automobili super-lussuose.
Ma la sua figura rappresenta anche un forte segnale di emancipazione femminile, nonché la fuga dagli stereotipi tipici del reggaeton e della musica caraibica in generale, i quali prevedono una donna dal profilo superficiale, celebrata esclusivamente per la propria sensualità, sovvertendo così la misoginia che emerge dalla scena hip-hop, trap e reggaeton. Con un’estetica sempre più riconoscibile e un solido messaggio di femminismo e auto-consapevolezza, Rosalía viene inoltre sempre più riconosciuta come la nuova protagonista del pop futurista barcellonese, un megafono, a tal punto che la pubblicazione dell’Ep Fucking Money Man riesce a suscitare un rinnovato interesse nei confronti della lingua catalana, motivo per il quale la cantante riceverà i ringraziamenti da parte degli istituti che ne sostengono la diffusione.

 

Il singolo successivo, pubblicato nel mese di agosto, “Yo x ti, tu x mi”, realizzato insieme al cantante portoricano Ozuna, se dal punto di vista stilistico prosegue l’opera di “svilimento” di quanto finora realizzato da Rosalía, dall’altro lato diventa il suo quinto singolo a raggiungere la prima posizione in Spagna in meno di un anno. La qualità migliora con i successivi “A palé”, pubblicato a novembre con il featuring di uno degli artisti più amati da Rosalía, James Blake (con il quel registrerà successivamente il duetto “Barefoot In The Park”), e “Juro que”, entrambi maggiormente legati alla tradizione ispanica.
Nel corso del 2019, oltre al tour promozionale che la porta in molti paesi di Europa e America, trova il tempo per una parte nel film di Pedro Almodovar “Dolor y Gloria”, e contribuisce alle colonne sonore delle serie “Arde Madrid” e “Paquita salas”.
A fine marzo del 2020, mentre nel mondo esplode la pandemia, lancia il singolo “Dolerme”, che si rifà alle acoustic song di Madonna del periodo “Music”/ “American Life”, al quale fa seguito “TKN”, la seconda collaborazione con Travis Scott, già affiancato nel remix di “Highest In The Room”; a luglio tocca a “KLK”, con Arca, brano che sarò incluso nell’album “Kick I” della musicista e producer venezuelana.
A settembre è la volta del remix di “Relaciòn”, nuova collaborazione con J Balvin, due mesi più tardi duetta con Bad Bunny in “La noche de anoche”, contenuta nell’album “El ultimo tour del mundo”, a dicembre è nel remix di “Blinding Lights” a fianco di The Weeknd. Inizia il 2021 ed ecco subito un altro duetto stellare con Billie Eilish per “Lo vas a olvidar”, composto per la serie Tv “Euphoria” e premiato come “Miglior Video Latino” nell’edizione 2021 degli Mtv Video Music Awards. A maggio è la volta di Oneohtrix Point Never, con il quale realizza “Nothing’s Special”, a settembre tocca a “Linda”, condiviso con la giovane rapper dominicana Tokischa.
Nel frattempo Rosalía sta componendo i brani e studiando i suoni che caratterizzeranno il suo terzo album.

Motomami

 

RosaliaA questo punto della sua ancor breve carriera, Rosalía non intende ripetersi, desidera evolversi ulteriormente come artista, alla costante ricerca di svolte che la pongano in maniera diversa rispetto a quanto il pubblico potrebbe aspettarsi da lei. Con il suo staff cerca un sound che si distingua da tutto quanto elaborato finora, unendo i suoni della strada del passato con quelli del presente, sposando tradizione e modernità, attraverso pochi elementi che conservino un risultato minimalista.
Anticipato da un paio di singoli che ottengono i favori del pubblico, l’11 marzo del 2022 esce Motamami, l’opera che sancisce la totale trasmutazione di Rosalía, da eroina del flamenco nuevo a popstar globalista. Il risultato di un deciso restyling stilistico che affianca alla venerazione per la sacra tradizione del flamenco ogni contaminazione possibile, scompigliando le carte, condensando attaccamento alle radici e volontà di sperimentare, con un solo vero obiettivo: allargare i confini di genere (musicale e non, diventando anche icona dell’universo LGBTQ+) sino all’infinito. Attraverso un ascolto privo di qualsiasi pregiudizio, è possibile riconoscere quanto Rosalía nello spazio di sedici tracce si dimostri in grado di proseguire il virtuoso percorso di rinnovamento dell’immagine della musica spagnola nel mondo.
Motomami è un trattato sul diritto alla trasformazione, sull’emancipazione, sull’evoluzione verso forme diverse, affidato sin dai primi minuti all’irresistibile “Saoko” (“Yo soy mia/ Yo me transformo/ Soy mariposa/ Yo me transformo”, brano che si aggiudicherà l’Mtv Video Music Award 2022 nella categoria “Best Editing”), manifesto d’intenti che in in paio di minuti centrifuga turbo-reggaeton, un piano free-jazz e striature industrial. Rosalía piazza in rapida sequenza un imponente ventaglio stilistico: una urban soft song che si ferma a un passo da Ariana Grande (“Candy”), una bachata con il super guest The Weeknd (la hit mondiale “La Fama”, su quanto il successo possa diventare un pessimo compagno di vita), il possente recupero della radice flamenca (“Bulerias”), un irresistibile street-reggaeton (“Chicken Teriyaki”), un’avvolgente ballad technoide – la seconda parte imparentata con le sperimentazioni di Arca –  che svela le pulsioni amorose della protagonista (“Hentai”, nome che identifica un filone a tema erotico dei manga), una canzoncina per bambini nella quale Rosalía si prende gioco di tutti i suoi critici (“Bizcochito”). E poi ancora reggaeton (“CUUUUuuuuuute”, “La Combi Versace” in duetto con Tokisha), electro avant-r&b (la title track), la tradizione riletta in chiave modernista (“Delirio de grandeza”, un bolero cubano degli anni Sessanta), simpatici giochini alfabetici (“abcdefg”), un episodio più strutturato (“Diablo”, con una fugace apparizione di James Blake) e commoventi song architettate fra pianoforte e wurlitzer, “Como un G”, “G3 N15” e soprattutto la conclusiva “Sakura” (riflessione sulla caducità del successo), da brividi, quest’ultima affidata quasi esclusivamente alla nuda voce di Rosalía, capace di muoversi nel vuoto con invidiabile maestosità, prova di forza riguardo le capacità vocali dell’artista catalana, in grado di arrampicarsi dove in pochi possono arrivare. Difficile poterla mettere ancora in discussione dopo una dimostrazione su livelli di questo tipo.

 

Motomami si impone come eccitante contenitore di musica avant-pop, caotico e irriverente, un esperanto che si apre verso un futuro ancora tutto da scrivere, nel quale l’utilizzo della lingua spagnola rende il risultato finale ancor più intrigante e sensuale, portando una curiosa ventata di novità. Rosalía, affiancata dal producer El Guincho, si slancia il più possibile lontano rispetto all’album di debutto, ideando una miscela inaudita di flamenco, r&b, elettronica, reggaeton, latin, trap, un mix sfidante di cultura latina, ritmi urban e avanguardia electro. L’esclusione di tutti i singoli diffusi nei tre anni precedenti e una lista di guest stringata al minimo aiutano a mantenere coeso il risultato finale. L’eliminazione della chitarra come strumento centrale, la deformazione della voce di Rosalía in infinite modalità, l’introduzione di continui mix stilistici, la creazione di un’immagine ancor più sexy e provocante rompono con il passato e trasportano l’ascoltatore verso una dimensione futura ancora tutta da decifrare. Un disco fortemente globalizzato, nel quale le radici vengono quasi completamente estirpate, introducendo invece richiami alla musica latina (specie il continuo ricorso a strutture reggaeton) e all’estetica giapponese (la scelta di titoli come “Saoko”, “Hentai” e “Sakura”).
Motomami rappresenta un miracolo di modernità per come è stato composto, assemblato, arrangiato, prodotto, registrato. L’inconfondibile personalità di Rosalía è assecondata da una schiera di producer lanciati con veemenza come schizzi di tempera sulla tela bianca. Il rapido susseguirsi di struggenti ballad ad energetiche pop song viene premiato dal pubblico, che fa volare Motomami al primo posto nelle classifiche di vendita in Spagna (dove a fine 2022 ha raggiunto le 80.000 copie vendute) e Portogallo. Citato da qualsiasi testata specializzata (compresa OndaRock) fra i migliori album pubblicati nel 2022, si porta a casa quattro Latin Grammy Awards, un Billboard Latin Music Award e soprattutto il secondo Grammy Award di Rosalía, di nuovo nella categoria “Best Latin Rock, Urban or Alternative Album”. Su Motomami convergono i favori di critica e pubblico: nella speciale chart del sito web Metacritic risulta il disco con il rating medio più alto dell’anno, ben 94/100 come media di un’autorevole selezione di recensioni professionali; su Spotify è l’album più ascoltato del 2022 fra tutti quelli realizzati da un’artista donna.

 

Sulla scia del successo ottenuto, il settembre successivo viene immessa sul mercato un’edizione ampliata, intitolata Motomami +, con copertina alternativa e parte finale della tracklist modificata per accogliere otto tracce bonus. Oltre al singolo estivo “Despechà”, originariamente non contenuto nell’album, un remix di “Candy” con nuova strofa affidata al cantante portoricano Chencho Corleone, una live version de “La Fama” eseguita al Palau Sant Jordi di Barcellona e un breve intermezzo vocale, entrano in campo quattro inediti (“Aislamiento”, “La Kilié”, “Lax” e “Chiri”, il più interessante, che donano una sfumatura più oscura all’insieme, raccontando il lato meno piacevole del successo, fatto di isolamento e solitudine) che poco aggiungono al risultato complessivo, ma completano l’istantanea che immortala Rosalía al massimo della propria forma, sorretta da un tour mondiale che prosegue anche nel 2023, alternando palasport, stadi e gran parte dei festival musicali più prestigiosi. Un tour che nel 2022 ha totalizzato un fatturato stimato in oltre 28 milioni di euro per circa 343mila biglietti venduti in tre continenti.

 

Ma Rosalía non si ferma e l’anno si conclude con la diffusione di altri due singoli, la formidabile bachata “El Pañuelo”, in duetto con Romeo Santos, già voce degli Aventura, e “Besos Moja2”, condivisa con il duo portoricano Wisin & Yandel. Incide inoltre “Seguiryia Madre” insieme a Niño de Elche, brano contenuto all’interno dell’album “Flamenco, Mausoleo de Celebraciòn, Amor y Muerte”, pubblicato in novembre dal musicista spagnolo.
Il 2023 si apre con la rivista Rolling Stone che include Rosalía nell’elenco “The 200 Greatest Singers of all Times” e con una nuova canzone pubblicata il 27 gennaio, “LLYLM”, con la quale la cantante fonde origini e passato recente del suo percorso, fra pop, modern r&b e un handclapping (“Palmas Flamencas”) di nuovo in odore di flamenco che accompagna gran parte del brano. Cantato in parte in inglese, “LLYLM” è l’acronimo di “Lie Like You Love Me”. A febbraio arriva un ulteriore prestigioso riconoscimento: il celebre magazine specializzato Billboard le assegna il Billboard Women In Music Award nella categoria “Producer Of The Year” per il lavoro svolto su Motomami.

 

Rosalía nel 2023 è un’artista che si rivolge a un pubblico sempre più vasto ed eterogeneo, e decide di farlo senza alcun freno, senza alcuna barriera stilistica e tematica, e vince, in un mondo nel quale a prevalere è troppo spesso un generalizzato appiattimento. Un’artista che non ha problemi a far entrare il pubblico nel proprio mondo, comunicando il legame sentimentale con il cantante portoricano Rawl Alejandro e pubblicando lunghe dirette su Instagram dove racconta le proprie giornate o si mostra intenta a truccarsi in camerino.
La sorella maggiore, Pilar, più grande di due anni, è da sempre al suo fianco: da quando, agli inizi, la accompagnava a tentare la fortuna nei casting dei talent show televisivi e nei piccoli locali per artisti emergenti, fino ai luoghi cruciali della geografia musicale, come il Radio City Music Hall, il Coachella o il Primavera Sound. La “Pili” è il direttore creativo e la stilista di Rosalía, contribuisce dagli esordi a definire la sua identità visuale, focalizzata sull’orgoglio della tradizione spagnola, richiamando anche aspetti estetici riconducibili ad altre arti, come il cinema di Bigas Luna.

Sempre impegnata (e ricercata) su più fronti, Rosalía ora è intenta a curare (insieme ad Arca) le musiche collegate a un importante videogioco (l’edizione 2021 di Grant Theft Auto), un attimo dopo presta la propria immagine per il lancio dell’edizione limitata di una bevanda al gusto di pop-corn prodotta dalla Coca Cola. Adorata dai fan, riceve anelli di fidanzamento e proposte di matrimonio sul palco durante i concerti, graffiti a lei dedicati appaiono ovunque, alcuni dei quali opera dell’artista italiano Tv Boy, che ne ha realizzato uno a Barcellona, poi rimosso ma replicato pochi giorni dopo a Palermo, dove la Santa Patrona della città è per l’appunto Santa Rosalia.
E’ ovunque, pubblicizzata tanto dai mega-cartelloni posti a Times Square che promozionano l’uscita dei suoi dischi, quanto dall’ex-presidente degli Stati Uniti Barack Obama che la inserisce nelle sue playlist musicali. Un’artista che resisterà al tempo, perché ha qualità indiscutibili costruite in maniera solida. L’unico rischio è che alcune scelte artistiche possano farla passare per una qualsiasi stellina del pop più facile e becero, ponendo in ombra il reale peso specifico da icona globalista capace di scaraventatasi oltre le limitazioni geografiche che il flamenco avrebbe rischiato di imporle, creando un viaggio assolutamente pertinente, sempre col sorriso sulle labbra e immensa auto-ironia. Come quando si è improvvisata reporter per un canale televisivo spagnolo, camuffata, con l’obiettivo di intervistare il pubblico in strada e chiedere opinioni sulla cantante Rosalía. Ovviamente qualcuno l’ha riconosciuta, nonostante la parrucca bionda.

Sento che qualcosa sta succedendo. E non soltanto a me. La Spagna all’improvviso è di nuovo sulla mappa del mondo. La mia generazione ha trovato il modo di far rivivere le nostre radici e le nostre tradizioni, portandole alle persone fuori da questo paese. Anche se non ci fosse stato il mio nome su quel cartellone a Times Square, ma ci fosse stato qualcuno della mia generazione, io sarei stata felice lo stesso.
C’è la moda, c’è l’arte, c’è la musica, c’è ‘La casa de papel’, con tutti i suoi attori. La creatività in Spagna sta esplodendo, e stiamo andando oltre quello che hanno fatto i nostri padri
(Rosalía al magazine Vanity Fair, ottobre 2018)

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